Cafè

 

Testo e Regia di Angelo Orlando

Cafè
PRIMA NAZIONALE: Teatro Argot. Roma. 1999.

Con Fabio Ferri, Angelo Oralndo, Rolando Ravello, Marit Nissen.

Lo spettacolo è stato rappresentato da varie compagnie in Italia. Probabilmente è il mio testo più rappresentato. Un’ultima rappresentazione c’è stata a Roma al teatro Petrolini, nella primavera del 2012.
Vienna. Giorni nostri. Tre uomini si ritrovano a sostenere la discussione della vita: tutti e tre sono convinti di aver assassinato quella stessa notte, Isabelle. Tutti e tre descrivono nei minimi particolari il loro delitto. Il gioco delle tre verità. Uno di loro dice il vero. Gli altri due mentono. Fino al momento in cui, tutto si rivela…
STRUTTURA IN TRE ATTI E TRE SCENE
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Una recensione apparsa sul
RICORDI E ALTRE ABITUDINI
 
Eravamo intorno alla fine del millennio. Il testo Cafè, avevo provato a farlo leggere a qualche amico regista, ma anche se avevo ricevuto tanti bei complimenti nessuno sembrava intenzionato a portarlo in scena. Mi decisi a fare io la regia e andai a parlare con Maurizio Panici del Teatro Argot in Trastevere e gli proposi il pacchetto: testo, regia e cast già formato. Maurizio lesse il testo e mi diede a sorpresa, sette settimane in cartellone. In più accettò il fatto di produrre lo spettacolo. Mi avrebbe dato gratis lo spazio e mi propose di andare ad incasso, pagando i contributi agli attori. Rimasi sorpreso perché ero andato oltre le mie speranze. Pensavo di strappargli due o al massimo tre settimane e mi aspettavo che mi proponesse di pagare l’affitto della sala.
Panici invece credeva molto nel testo e soprattutto nel passaparola della gente. Per questo ci diede quasi due mesi. Erano altri tempi a Roma, dove oggi, nessuno più investe nella durata di uno spettacolo.
Sette settimane erano davvero un lusso.
Cominciammo le prove a settembre, sempre all’Argot. Altro lusso.
Per le scenografie chiamai il mio caro amico scenografo Paki Meduri che già mi aveva aiutato nelle rappresentazioni e nelle performance di Casamatta Vendesi al Locale di Piazza del Fico.
Paki costruì una scenografia suggestiva in plexiglas. L’idea di una notte di pioggia all’interno di un loft a Vienna era davvero magica. Gli attori che a cui avevo proposto il ruolo erano Fabio Ferri, Rolando Ravello e Marit Nissen, un’attrice che avevo visto in scena in alcuni teatri off di Roma e che sapevo avesse origini tedesche.
Debuttammo nel novembre del 1999.
Lo spettacolo non andò benissimo. Sicuramente non rispecchiò quelle che erano le aspettative della produzione. Ci fu uno strano andamento. Alcune sere c’era il tutto esaurito e altre sere, andavamo in scena con pochissimi spettatori. Mi ricordo un martedì che stavamo per andarcene perché in sala c’erano solo due spettatori.  Stavamo quasi per prendere questa decisione, poi arrivò Marit e ci disse che quei due spettatori erano i suoi genitori che erano venuti apposta da Amburgo per vederla nello spettacolo. E così quella sera andammo in scena per il papà e la mamma di Marit.
Altre sere invece, la platea era talmente piena che riuscivo a sentire il respiro del pubblico.
Cafè è un testo a tre atti ma è studiato come un atto unico, senza interruzione. L’ultimo atto ha un salto nel metafisico. Si trascende la realtà e il pubblico è trascinato in una dimensione dove il tempo non ha più una sua linearità. Nel testo, a un certo punto, nel terzo atto, c’è un momento in cui gli attori parlano in tedesco. È un momento molto divertente perché il pubblico non se lo aspetta. Accade in un momento particolare della storia e ha un effetto esilarante sul pubblico. Mi ricordo che c’erano dei veri e propri boati di risate al termine di ogni battuta pronunciata in tedesco e la cosa mi sorprendeva perché era come se il pubblico, comprendesse esattamente il senso della battuta al di là della lingua. Potenza del teatro.