Ladri di futuro

In un palazzo qualunque, probabilmente a Napoli, accade niente di più di quello che normalmente accade in un condominio di una metropoli: vite che s’incrociano sui pianerottoli di questo stabile, gente che svolge un’attività, persone qualunque con idee, progetti, sogni da realizzare, tutti promettono a se stessi una vita migliore.

LADRI DEL PASSATO E DEL FUTURO (Le mie giornate con Enzo)
Enzo lo conobbi all’International Doc Club. Veniva spesso in trasmissione a trovare Arbore. Diventammo subito amici per quella strana alchimia che a volte passa tra gli esseri umani: riconoscersi in un modo di rapportarsi all’arte di vivere. Lo conobbi qualche anno prima di conoscere Massimo Troisi, quando ancora «Il calesse» era il «futuro». Abitavo accanto al suo studio a quei tempi e spesso, lo andavo a citofonare di sera, quando sapevo che poteva scendere e farsi due passi, una chiacchierata o una cenetta in qualche trattoria, lì, tra Viale Mazzini e Piazzale Clodio. Il film me lo propose nella primavera del 1990. Non mi parlò di film, ma di una puntata pilota per una serie televisiva. Non si fece mai questa serie perché Enzo preferì non accettare altri attori al posto di quelli che avevano fatto la puntata pilota e «Ladri di futuro» diventò un film.

Enzo mi ha aiutato molto nel mio percorso di artista. È sempre stato il fratello maggiore che non ho mai avuto. Veniva spesso anche a Salerno, gli piaceva portare i suoi figli a giocare nel giardino della casa dei miei genitori. Mia madre gli voleva molto bene. Lo ammirava molto perché lui si era laureato e mi diceva spesso: «Perché non ti prendi la laurea come il tuo amico De Caro?» Enzo mi consigliava spesso sulle prime cose che provavo a scrivere. Quando scrissi «L’anno prossimo vado a letto alle dieci» doveva essere lui ad affiancarmi, nel ruolo di «Poldo». Il produttore non lo volle. Disse che non era un attore commerciale e io non ebbi la forza di impormi.
Mi sembra così strano che l’unica cosa che abbiamo fatto insieme fino ad ora sia stata «Ladri di futuro».

Nel tempo, le nostre strade si sono apparentemente divise. Lui ha cominciato ad avere una carriera più d’attore e io più da regista e sceneggiatore. Esattamente il contrario di quello che eravamo quando ci conoscemmo. Il tempo è meraviglioso perché se lo guardi da un’altra prospettiva diventa qualcosa di assurdo. Rubare il futuro probabilmente significa proprio questo: restituire al presente una giusta prospettiva, correggendo quello che il futuro semplicemente nasconde. È questa la sensazione che ho quando penso a Enzo De Caro e a questo piccolo film che realizzammo nella primavera di tanti anni fa, quando ancora non avevo nitido davanti al mio sguardo il futuro: la sensazione di un’oasi dove tutto è possibile, anche tornare indietro nel tempo, proprio come in un film di fantascienza e far riemergere tutto ciò che ora è solo nostalgia per ciò che la speranza rendeva forte e indiscutibile. Questo nostro lavoro, fatto di tenacia, di energia da riordinare ogni giorno, ha bisogno d’incontri e appuntamenti con uomini e donne con cui ci si può riconoscere a vicenda, esseri umani che vivono la vita come te e che ti rispettano per quello che sei, perché sei dentro i loro sogni e loro sono dentro i tuoi, autori e attori nello stesso istante, come ladri che di nascosto, rubano tempo al tempo e lo trasformano, rendendo vera e reale quella possibilità che il giorno successivo, sia migliore di quello appena trascorso.

Enzo De C.

LADRI DI FUTURO
Regia e sceneggiatura di:

Enzo De Caro,

con Anna Campori, Pietro De Vico, Angelo Orlando, Roberto De Francesco, Nini Bruschetta, Iaia Forte, Marina Viro, Roberto Russoniello, Enzo De Caro, Mimmo Sepe.